mar 07
“All’esser-psichiatra appartiene cioè – e qui naturalmente noi non intendiamo riferirsi all’essere di ciò che si suol chiamare , ma piuttosto all’essere psichiatra in quanto tale- il discernimento che nessuna globalità, e men che mai l’uomo , può essere mediante l’approccio ovverosia mediante i metodi propri della scienza.. Da tutto ciò deriva che l’essere-psichiatrachiama in causa l’uomo nel suo insieme e ve lo impegna. Mentre in altri rami della scienza è ammissibile che si possa distinguere più o meno tra loro la professione e l’esistenza e,come si suol dire, trovare in una qualche forma di dilettantismo, in una qualche forma di partecipazione scientifica d’altro tipo, nella filosofia, nella religione, nell’arte,l’essere psichiatra reclama in certo modo anche l’esistenza dello psichiatra; perchè laddove l’incontro e l’intesa comunicativa consentono il raggiungimento del fondo e della base per tutto ciò che può essere considerato come sintomo di malattiao addirittura come malattia e sanità in generale, laddove non esiste nulla di umano che non possa essere giudicato- positivamente o negativamente – nel senso di una circostanza di fatto psichiatrica, là anche il dilettantismo, la scienza, la filosofia,l’arte e la religione possono dover essere progettati ed interpretati come possibilità ontiche e progetti interpretativi della propria esistenza”.
In Psichiatria e Territorio Vol.7 Num.1 Anno1990 Pagine136
Prezzo 15 euro