A.M.A.(TI) auto mutuo aiuto

A tutti quelli a cui capita d'nciamparsi

Insieme per discutere su problematiche inerenti al mondo interiore, al rapporto con l'altro, alla relazione genitori-figli, attraverso il dialogo collettivo perchè con gli altri sarà più semplice prendere coscienza di se stessi. con la partecipazione del dott. Nanni Pepino (psichiatra-psicoterapeuta).

Su questo blog saranno visibili, l'orario e il giorno per incontrarci settimanalmente su Skype al contatto: A.M.A(TI)
L'appuntamento è previsto
ogni mercoledì dalle ore 21:30, alle ore 23:00

Partecipare è gratuito, usufruendo del servizio Skype.

*Eventuali modifiche di orario e giorno, verranno aggiornati direttamente su questo blog.

domenica 30 maggio 2010

Dal dolore alla violenza

Intervento del dott. Nanni Pepino sulla violenza di genere, che non assolve ne accusa nessuno, ma induce alla riflessione.

Musica, aromi e colori per combattere l'ansia


di Paola Felici


Attacchi di panico, ansie, fobie, paure e stress tutti stati d’animo che ci accompagnano nell’arco dell’esistenza come i più insidiosi dei nemici. Arrivano senza preavviso, nei momenti in cui ci si trova di fronte ad una situazione per la quale pensiamo di essere sforniti delle abilità adatte a superare una particolare prova.

Situazioni che possono essere sociali, ad esempio l'entrata nel mondo lavorativo, o personali, come il desiderio di costruire una famiglia. Ci si sente inadeguati e incapaci, non ci si sente consapevoli di essere all'altezza, benché tutti i parametri (ad esempio età fine degli studi, partner) ci indicano che siamo pronti.

Come comportarsi, dunque? Non esiste un metodo universale e assoluto che possa essere adatto ad affrontare la situazione in modo che non degeneri nell'attacco violento. Da molti anni si studiano rimedi e cure tramite alcune tecniche di "armonizzazione", che usano suoni, colori e aromi.

Sappiamo bene quanto la colonna sonora di un film possa provocare emozioni di diverso tipo. Il suono forte e ritmato incute paura e stato d’agitazione, mentre una musica soave e delicata, induce a vivere uno stato emotivo rilassante e sereno. Oppure ben conoscono l'utilizzazione di un colore rispetto ad un altro, coloro che si occupano dell'architettura, un tono che può essere diverso a seconda di ciò che si vuole andare proporre e a raccogliere.

Difficilmente in un grande magazzino prevarranno tonalità di colori rilassanti che assopiscono la mente e il corpo, verranno, invece, scelti tonalità di colori che guidano al movimento e all'attivazione dello stato vigile, con sottofondi musicali ritmati che non lasciano spazio a pensieri e ragionamenti, ma solo all'azione. In una cena romantica si usa accendere candele rosse, nelle compagnie aeree la tappezzeria è composta non da colori che stimolino l'azione, ma bensì che aiutano a rilassarsi. Ma questo non è altro quello che da anni si conosce con il nome di induzione subliminale.

In senso più scientifico, le vibrazioni dei suoni e dei colori, vanno ad agire sui nostri sensori percettivi. È stato dimostrato che le variazioni del numero di impatti sull'occhio, influiscono sull'attività muscolare mentale e nervosa. Questo significa che è sufficiente sottoporre una persona per cinque minuti a un dato colore perché la sua attività mentale e muscolare cambi in maniera evidente.

Gli egiziani usavano una stanza dove le persone potevano attingere al loro colore mancante a scopo di guarigione. Colori e musica, vengono utilizzati per la riabilitazione dei malati e anche dei carcerati.

Un altro fattore importante è quello degli aromi. L'olfatto si genera dalla parte più antica del cervello, ed è l'unico senso a seguire una via senza intermediari. Dalle narici, infatti, va direttamente nella parte più rostrale del cervello dove diffonde il beneficio aromatico. L'olfatto ci porta a contatto con la parte più antica dei nostri ricordi, quelli inconsci. Come per i colori e per la musica, anche gli aromi hanno la proprietà di acquietare ed equilibrare stati di agitazione e di affanno, aiutano nella concentrazione e guidano nella guarigione.

Aromi, suoni e colori sono fattori importanti ma non sufficienti a controllare le situazioni di tensione dell’organismo. Ma se questi sono aggiunti ad una tecnica quale quella del training autogeno, che aiuta a rendere l'individuo capace di conoscere e guidare le proprie sensazioni fisiche ed emotive, vanno a formare nella memoria situazioni pacifiche e controllabili, che nel tempo e con il giusto allenamento, riescono a far dissolvere lo stato di tensione-paura che si presenta in ognuno di noi.

martedì 25 maggio 2010

Mammanarchica ovvero l’anarchia di mamma Francesca


di Milena Galeoto

C’è una schiera di mamme on-line, di forum al femminile, nei quali, ahimè, si assiste allo scambio di dosaggi farmacologici o rimedi naturali per combattere la depressione post-partum”. Poi, grazie al cielo, emergono blog di mamme ironiche, di quelle capaci di strapparti un sorriso e farti ritrovare la serenità di sbagliare in santa pace. Mamme fuori dai comuni manuali, capaci soltanto d’incrementarti i sensi di colpa, di non farti sentire all’altezza, solo perché tuo figlio, ad esempio, non gattona o ancora fa la cacca addosso a soli due anni. Mamme che, finalmente, mostrano con ironia che mamme non si nasce, che sono i figli a suggerirci cosa è meglio per loro, ascoltando anche le bambine che sono in noi.
Tra queste c’è Francesca e il suo essere mamma Punk, quello stesso Punk che ha reso il “rock classico”, molto più coinvolgente, colorito. E ti ritrovi Francesca-Romana-Gallerani-Punk, sulla home di un social network come fb, ritratta in “lezioni di Bigbab”, tra le strade di Genova ad aspettare il papà che, prontamente, commenta di fronte all’immagine del figlio che gonfia un enorme pallone di gum: “il mio bambino...il mio bambino.” E capisci che l’essere genitori è gioia condivisa quando riesci a viverla attraverso il tuo stesso essere bambino.
Immagini e stati molto eloquenti che farebbero bene alle mamme che hanno paura di sbagliare, rinchiuse in quegli schemi che tolgono ossigeno ai loro bambini.
E’ l’autoironia di Francesca, l’eredità preziosa che stimola l’intelligenza dei suoi figli in maniera vitale e costruttiva.
Naturalmente, non tutti colgono l’educazione punk con ironia e non sono pochi quelli infastiditi dalla sfacciataggine di chi è capace a sconvolgere i modelli sociali con una così disarmante naturalezza.
Non sono poche le mamme che mi scrivono in privato, attraverso il blog di A.M.A.TI, nato con l’obbiettivo dell’auto-mutuo-aiuto. Molte di esse, si sentono smarrite, svuotate, lamentano l’assenza del compagno piuttosto che degli amici, familiari o istituzioni.
Uno dei miei consigli, oltre al supporto reciproco che possono ottenere dal blog A.M.A.Ti, durante il nostro incontro settimanale, “a voce”, su Skype, è quello di dare una sbirciata ai vivaci articoli dell’anarchica mamma Francesca-Romana-Punk e al messaggio celato dietro la sua ironia al vetriolo: tramutare il ruolo di madre, in esperienza di vita condivisa, occasione di crescita, condita con una sana leggerezza.
Insomma, non prendiamoci troppo sul serio, direbbe Francesca e mi raccomando, niente mimose e niente feste delle donna e bambini ingessati da adulti che cantano come Al Bano, per carità, meglio una sana bigbubble scoppiata in faccia, scorazzando per i parchi di Genova.

http://mammanarchica.wordpress.com/

mercoledì 19 maggio 2010

Empatia, attaccamento e cura dell'altro


di ROSALBA MICELI



L’empatia (letteralmente “sentire”) è l’esperienza, per dirla con Edith Stein, “alla base di tutte le forme attraverso le quali ci accostiamo a un altro” agendo da riconoscimento dell’individualità di un’altra persona (sei importante per me, ho stima di te e riconosco, rispetto e condivido il tuo sentimento). Nella forma più matura, l’empatia implica un notevole impegno cognitivo, indirizzato a recepire lo schema di riferimento interiore dell’altro, e una componente affettiva che induce a sperimentare reazioni emotive in seguito all’osservazione delle esperienze altrui. Come spiegare il comportamento empatico? Negli ultimi anni questo aspetto di “affiliazione con il prossimo” è divenuto oggetto di indagine scientifica al confine tra evoluzionismo, etologia, genetica, neuroscienze, psicologia e sociologia.

Lo sviluppo dell’abilità empatica appare in relazione all’attaccamento. In accordo alla teoria dell’attaccamento sviluppata dallo psicoanalista britannico John Bowlby, l’attaccamento è una dimensione della mente umana che si organizza a partire dalle prime relazioni tra il neonato e chi si prende cura di lui (caregiver). Una delle funzioni primarie della relazione di attaccamento è la regolazione degli stati del bambino, in particolare degli stati affettivi. I bambini con un attaccamento “sicuro” sanno di poter contare sulla disponibilità del caregiver come “base sicura”, fonte di conforto e cure in situazioni di stress. Di contro, i bambini con un attaccamento “insicuro” sperimentano una condizione in cui la figura di attaccamento non è sufficientemente responsiva ai loro bisogni. “Senza attaccamento non esiste empatia - afferma Boris Cyrulnik, direttore delle ricerche in etologia all’Università di Tolone - provare interesse al mondo degli altri richiede l’abilità di non essere centrati su se stessi. Abbiamo bisogno di una base sicura per provare il piacere dell’esplorazione. Quando siamo supportati da un attaccamento sicuro possiamo sviluppare l’abilità empatica, qualche volta troppo, come nel masochismo, o non abbastanza, nella condizione che porta al sadismo” (Boris Cyrulnik, Di carne e d’anima, Feltrinelli).

Di contro, la vicinanza affettiva alimenta l’empatia: gli studi etologici indicano che i delfini, gli elefanti, i canidi e la maggior parte dei primati rispondono alla sofferenza degli altri, in particolare al dolore provato da un animale con il quale hanno instaurato un legame di attaccamento. In un esperimento significativo, effettuato alla McGill University, due topi venivano collocati all’interno di tubi di plastica trasparente, in modo da potersi osservare a vicenda, e sottoposti ad un trattamento (iniezione di acido acetico) che ne provocava un leggero mal di stomaco ed un conseguente contorcimento. Il primo topo manifestava un’intensificazione della propria esperienza (si contorceva di più) se anche l’altro si stava contorcendo. Ma avveniva solo se i due topolini erano stati in precedenza compagni di gabbia.

In campo umano, ricordiamo un classico esperimento condotto su giovani donne sane dal gruppo di Tania Singer presso il Laboratorio di neuroanatomia funzionale dell’Università di Londra: le donne vennero sottoposte a fMRI mentre i ricercatori praticavano una leggera scossa al dorso della mano. In una fase successiva, erano avvisate mediante uno stimolo visivo che il loro partner, che si trovava nella stessa stanza, stava ricevendo uno stimolo doloroso analogo a quello che loro avevano sperimentato in precedenza. I risultati indicavano che nelle donne alcune aree deputate alla percezione del dolore (corteccia cingolata anteriore, insula anteriore) venivano attivate sia quando la scarica era somministrata alla propria mano sia quando si rappresentava mentalmente la sofferenza del compagno. Inoltre le volontarie che ottenevano punteggi più alti in due scale di empatia emozionale presentavano una più intensa attivazione di queste due aree mentre il partner subiva la stimolazione dolorosa.

L’empatia è congruente con il prendersi cura, sostiene Martin Hoffman, professore di psicologia alla New York University, uno dei più autorevoli studiosi nel campo dell’empatia. Il principio del prendersi cura non si riferisce ad una condizione particolare; come altri principi morali, rappresenta un valore fondamentale. Il principio di cura e l’empatia, pur rappresentando disposizioni indipendenti ad aiutare il prossimo, si rafforzano a vicenda. “L’essere umano ha bisogno di essere preso in cura, ma nello stesso tempo di prendersi cura - spiega Luigina Mortari, ordinario di Scienze dell’Educazione presso l’Università di Verona (nell’articolo “La qualità etica della cura”, Scuola e Formazione, Anno XIII, n.3) - ha bisogno di prendersi cura per costruire significato nella sua esistenza: l’essere umano costruisce un orizzonte di significato prendendosi cura del campo vitale in cui viene a trovarsi. In questo modo si può dire che il fare realtà, ossia mettere al mondo mondi di esistenza, dipende dalla cura”.

Empatia, attaccamento, aver cura dell’altro, costituiscono un circolo affettivo che si autoalimenta e si amplifica estendendosi a mano a mano a individui al di fuori della proprio ambiente familiare o sociale: più entriamo in intima relazione con gli altri, in un processo di riconoscimento e rispecchiamento reciproco, più aumenta la nostra sensibilità empatica e più ricco ed universale diventa l’ambito di realtà a cui abbiamo accesso.